Molti neo genitori si interrogano (e ci interrogano) spesso sul linguaggio dei loro figli e si chiedono se la produzione lessicale del bambino sia in linea con un “normale” sviluppo. 

Lo sviluppo del linguaggio quindi desta curiosità e a volte… apprensione.

Ma quali sono le tappe dello sviluppo del linguaggio in un bambino?

Una considerazione generale è che lo sviluppo del linguaggio riguarda una serie di abilità che vanno oltre la semplice produzione del linguaggio, quali: l’ascolto, le competenze motorie e quelle affettive. 

L’insieme di queste diverse competenze genera la maturazione delle capacità di comunicazione del bambino. 

Lo sviluppo segue alcune tappe che possiamo cosi sintetizzare.

Nei primi 3 mesi il bambino ha la capacità di discriminare i suoni di ogni lingua del mondo. Dai 6 mesi perde questa capacità per lingue diverse dalla sua e riconosce solo i suoni della propria mamma, per la quale ha una preferenza e con la quale comunica attraverso il pianto (forma privilegiata).

Dai 3 mesi il bambino comincia ad avere la capacità di seguire lo sguardo e sviluppa la capacità del sorriso sociale iniziando a vocalizzare.

Dai 6 mesi inizia la lallazione (ripetizione di sillabe composte dalla stessa consonante).

Dagli 8 mesi la lallazione diventa variata, il bambino ripete sillabe con consonanti diverse.

Inizia in questo periodo anche il gesto di indicare ed arrivano i primi gesti sociali.

In questa fase (8/10 mesi) il bambino comincia ad essere in grado di comprendere singole parole.

A 12 mesi, il bambino anticipa le prime parole con il gesto rappresentativo (esempio bere).

Nel corso del primo anno di vita compaiono le prime parole (fino a 10).

L’adulto comincia ad essere non solo un “mezzo” per soddisfare i propri bisogni ma anche un interlocutore.

Dopo i 12 mesi e fino ai 18 mesi il vocabolario comincia a prendere il volo fino a raggiungere la soglia dei 50 vocaboli. 

Il bambino comincia a rendersi conto che ad ogni parola corrisponde un oggetto e che dunque attraverso il parlare il bambino si rende conto di poter intervenire sul contesto che lo accoglie.

Dai 18 mesi l’acquisizione di nuove parole diventa esponenziale. 

In questa fase la parola esprime una frase.

Fino ai 24 mesi il vocabolario continua ad ampliarsi fino al raggiungimento di 200 parole.

L’aumento delle parole da la possibilità al bambino di sviluppare la morfosintassi, quindi combinare 2 parole per formulare una frase (linguaggio telegrafico).

Dopo i 24 mesi il bambino matura la capacita di pronunciare suoni ed il vocabolario diventa più vario, aggiungendo anche verbi ed aggettivi e raggiungendo (intorno ai 30 mesi) un vocabolario di 500 parole. 

Dopo i 30 mesi le frasi si ampliano e arrivano articoli, preposizioni e pronomi,

In relazione alla componente fonetica e articolatoria, il bambino acquisisce pian piano tutti i suoni della lingua italiana, arrivando a completare l’intero inventario fonemico entro i 6 anni.

Ma tornando alla domanda iniziale, quando preoccuparsi rispetto allo sviluppo del linguaggio?

Considerando che ogni persona è un mondo a sé quanto descritto è solo un’indicazione di massima per osservare quanto accade nel bambino rispetto al linguaggio, possiamo però considerare due indicatori che dovreste tenere in considerazione e per i quali magari avviare un approfondimento vale a dire un lessico inferiore alla 50 parole a 24 mesi e l’assenza della frase telegrafica (combinazione di due parole) intorno ai 30 mesi.

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dott. Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Direttore del Centro APIS – Servizi di Riabilitazione per l’Età Evolutiva Monterotondo