Lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre, disse Sydney J. Harris. 

Penso che questa frase sia la sintesi perfetta per descrivere il primo giorno di scuola. 

Vi spiego perché, ma vi invito a leggere le prossime righe facendovi piccoli piccoli…

Sto davanti allo specchio, questa notte non ho chiuso occhio, un misto tra euforia e paura mi hanno tenuto sveglio, in trepidante attesa che arrivasse il mattino. Ora finalmente manca solo un’ora. Mi ammiro davanti allo specchio, avvolto da questo lungo grembiule. Il grembiule dei grandi. Chissà cosa succederà, chissà se piacerò ai nuovi compagni, ho così paura, non conosco quasi nessuno. Saranno buone o cattive le maestre? Ci saranno tanti compiti? Mi piaceva così tanto l’asilo.
Mamma e papà mi hanno detto che è un giorno importante, avevano gli occhi lucidi dicendomelo, gli stessi occhi lucidi che hanno ogni volta che raggiungo un nuovo traguardo. Ogni volta che cresco un po’ di più. Quando mi specchio in quegli occhi vedo tutto il loro amore, la loro gioia e la loro paura, la stessa che questa mattina sento anch’io. Forse è questo il sapore della crescita. E lo specchio mi conferma che sto crescendo, e non perché per l’ennesima volta abbiamo dovuto ricomprare i pantaloni, che erano diventati troppo corti, ma perché nei miei occhi oggi c’è una luce nuova, oggi i miei occhi vogliono vedere qualcosa di nuovo. Oggi i miei occhi vogliono diventare finestre su un mondo nuovo, tutto da esplorare
“.

Forse non saranno così articolati, ma le emozioni dei bambini nel loro primo giorno di scuola sono come un coloratissimo frullato: 

paura di trovarsi in una scuola nuova, con compagni nuovi, speranza di trovare quello che si aspettano, curiosità di conoscere cosa li aspetta…

I bambini hanno sempre tante domande e tante paure, davanti ad ogni elemento che li circonda, ed hanno bisogno di risposte proprio per costruire e dare un senso a quel mondo. Per loro ogni nuova tappa è un salto nel vuoto, e con loro ci sono sempre i genitori che ugualmente si pongono domande, chiedendosi, col fiato sospeso: “Ce la farà? Non lo ha mai fatto prima d’ora…”.

Ma cosa ha bisogno di sentirsi dire un bambino il primo giorno di scuola? Cosa dovrebbero dirgli mamma e papà?

Non basta accompagnarli fino al cancello della scuola, è necessario che, prima di uscire di casa, essi aprano le finestre. 

Aprire le finestre e descrivere con lui lo scenario più bello per incorniciare quel giorno unico e speciale.

Aprendo una finestra sul mondo si dovrà dimostrare ai propri figli perché vale la pena andare per un anno intero a scuola ad ascoltare le maestre. E che cosa c’entra tutto questo con la vita di tutti i giorni. Bisognerà dimostrargli in che modo tutto ciò li aiuterà a capire meglio il mondo e loro stessi. Bisognerà informarli che presto tutti i libri che conservano in cameretta potranno leggerli anche da soli. Bisognerà dichiarargli che non vedranno più il sole con gli stessi occhi, perché impareranno che la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni, trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. E che sapranno spiegare presto come accade questo miracolo. Bisognerà dire loro che non sarà più un mistero sapere come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.

Ci sono così tante cose in questo mondo che loro non sanno e che potranno scoprire in questo viaggio meraviglioso, bisogna dirlo loro con la bellezza negli occhi, quella bellezza che solo lo stupore conosce. 

Lasciate aperta quella finestra. Perché, come disse Erma Bombeck, i figli sono come aquiloni. Passi la vita a cercare di farli alzare da terra. Corri e corri con loro fino a restare senza fiato…. E tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni. Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare. Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne. E a ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano, il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme. Giorno dopo giorno, l’aquilone si allontana sempre di più, e tu senti che non passerà molto tempo che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi, come è giusto che sia, libera e sola. Allora soltanto saprai di avere assolto il tuo compito…

A questo servono le finestre, a lasciar entrare il vento del cambiamento, a non focalizzarsi sullo specchio ad ammirare solo se stessi, ma a planare verso nuovi orizzonti, liberi e felici, tra le pagine del libro o sulle ali di un aereo, passando sempre per quella finestra spalancata tra due grandi ante: quella dell’amore della famiglia e quella  dell’amore per la conoscenza.

Buon vento a tutti i piccoli uomini e alle piccole di donne di domani, che oggi segneranno un’importante tappa per scrivere il nostro futuro.

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dott. Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Direttore del Centro APIS – Servizi di Riabilitazione dell’età Evolutiva Monterotondo

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